il filo dei ricordi-racconti

martedì 6 ottobre 2015

Galleria Vittorio Emanuele di Milano

Galleria Vittorio Emanuele di Milano

Sto passeggiando nel salotto di Milano, sono ferma all'ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, sotto la grande cupola di ferro e vetri, al centro, dove si incrociano le braccia che diramano la galleria.
Qui si vedono sfrecciare in " giacca e cravatta" (uomini e donne) che freneticamente si recano ai propri uffici di lavoro, turisti carichi di borse che entrano ed escono dai bei negozi.



Dobbiamo dire grazie all'Expo se Milano, dopo un periodo abbastanza lungo di abbandono e di incuria, (si parla di decenni), ha dato il via a tanti lavori di recupero della città, in questo caso il restauro della galleria.
Vale davvero la pena, alzare lo sguardo e rivedere i colori dell'epoca,



i bianchi, i giallini, e le tonalità originarie dei marmi e dei graniti, ora con uno sguardo attento, si notano persino le sfumature.


I finestroni ripuliti dall'inquinamento consentono alla luce di filtrare,


sembra di essere tornati indietro ai giorni del 1867 in cui veniva inaugurata
Nell'aria si sentivano i cambiamenti, che giungevano dalle altre capitali europee, Londra e Parigi. Si cominciavano a sentire le prime indiscrezioni su una futura Unità d' Italia, Milano, che da sempre era la capitale economica d'Italia, non poteva essere da meno a nessuno....
La Galleria è stata progettata subito dopo l’annessione della Lombardia al Regno Sabaudo,
Nel 1859 venne indetto un primo concorso internazionale per il progetto di sistemazione della Piazza Duomo che collegasse il Duomo con la Scala, ma per mutamenti politici, non vennero presi in considerazione, la proclamazione dell'Unità d'Italia era nell'aria ed è avvenuta nel marzo 1861.
Un secondo concorso, venne indetto nel 1863, furono 176 i partecipanti, vinse il premio Giuseppe Mengoni, architetto e ingeniere emiliano, con grandi idee di innovazione, che aveva acquisito girando in lungo e in largo per l'Europa.

                                         sotto la cupola mosaico che rappresenta l'Asia 



sotto la cupola mosaico che rappresenta l'america 



Mengoni, col suo progetto, colpì l'attenzione della commissione esaminatrice, creando un rettilineo che mettesse in comunicazione due piazze, quelle della Scala e quella del Duomo, attraverso un passaggio coperto.
mosaico sotto la cupola che rappresenta uno dei quattro continenti



Nacque così l'idea della galleria, costruita in ferro e vetro, era l'innovazione del secolo, che diede spunto anche alla torre Eiffel, e al palazzo di Cristallo a Londra.
Non esiste un' altro paese al mondo, che ne possieda una simile, alcune riproduzioni le troviamo solo in Italia , una delle maggiori è quella di Napoli.
I lavori vennero affidati ad una compagnia Inglese, e iniziati nel 1865,
La prima pietra venne posata alla presenza del Re d'Italia,

dove ora c'è l'ottagono della galleria, l'evento fu ricordato da un grande quadro di Domenico Induno,


in soli tre anni fu aperta al pubblico anche se ancora non era stata completata, i lavori si protrarranno per circa dodici anni, nel frattempo la società inglese fallì, il Mengoni si accollò personalmente le spese per terminare i lavori poi fu acquistata dal comune.


il cantiere delle gallerie Vittorio Emanuele II

Pochi mesi prima dell'inaugurazione il Mengoni cade da una impalcatura del cantiere, non è mai stato chiarito se si fosse buttato o e fosse caduto accidentalmente.
Per sistemare la piazza del Duomo e la Galleria furono abbattuti, diversi quartieri popolari, le critiche della popolazione,


 il fallimento della società londinese, avevano comunque lasciato un segno nell'animo del Mengoni.
L'inaugurazione avvenne nel 1867, una rivista femminile, il corriere delle dame la descriveva così: (fonte web)

Il pavimento è condotto a terrazzo con smalti, ed è opera elegantissima di artisti veneziani. Nel mezzo dell’ottagono quattro grandiosi mosaici del Salviati rappresentano gli stemmi d’Italia e d’Inghilterra avvicendati. Le botteghe, che in numero di 96 occupano tutto il piano terreno dei due lati del fabbricato, sono vaste, eleganti e chiuse da ampie portiere di vetro: tra l’uno e l’altro ingresso e sopra basamenti di marmo si alzano delle svelte lesène ornate di stucchi a disegni svariatissimi, e che salgono fin sopra il primo piano, ove una loggia corre, circondata da una bella balaustra, su cui sono allogati gli stemmi delle cento città d’Italia, attorno a tutto l’edificio. Il primo piano ha finestre ampie e maestose, e al disopra s’alza un secondo piano assai basso e quasi completamente mascherato dalla balaustra della loggia, che, secondo noi, costituisce un vero difetto, perchè evidentemente non risponde all’insieme del disegno. Il terzo piano, che meglio sarebbe stato il secondo, sorge in belle proporzioni, e le finestre di esso elegantemente architettate sono intercalate da grandiose cariatidi, le quali sopportano un ricchissimo cornicione, da cui poi si spiccano gli archi di ferro della invetriata.

Diveniva così il salotto buono di Milano, con i suoi ristoranti ,i suoi caffè con i tavoli all'aperto dove Toscanini, apportava modifiche ai suoi spartiti, mentre Puccini prendeva spunto e scriveva le sue note. In questa galleria facevano tardi Giovanni Verga e Thomas Hardy, mentre un giovane Hemingway, un secolo fa la descriveva così:
" Ci piaceva stare fuori in Galleria, i camerieri andavano e venivano intorno a noi, una fiumana di gente ci scorreva davanti,su ogni tavolo c'era la sua lampada col piccolo paralume".
Ma la galleria era anche il cuore delle passioni che si accendevano, traboccavano, volavano le parole e si arrivava anche alle mani.
Umberto Boccioni ne ha rappresentato la focosa vitalità con il quadro "Rissa in Galleria", che si trova alla Pinacoteca di Brera.
Immaginiamo una Milano, dove gli strilloni urlavano le ultime notizie dei giornali, dove tanti milanesi privilegiati, si incontravano al bar Campari,


acquistavano abiti di classe, e cappelli Borsalino, mentre gli intellettuali frequentavano la bellissima libreria Bocca.

La galleria è così,..... democratica se ci si limita al passaggio, decisamente snob se si vuol sostare...una tradizione , forse l'unica rimasta e dura a m








Sono rappresentate diverse città italiane nei pavimenti di marmo della galleria,

lo Stemma di Firenze,


lo Stemma di Roma


lo Stemma Sabaudo,


il toro che rappresenta la Città di Torino,



la tradizione, ci racconta di una rivalità tra Torino, a quei tempi capitale d'Italia, e Milano , ricca, industriale ed economica, tanto che i milanesi, come scherno e affronto alla capitale, passeggiando in galleria, ponevano il piede per schiacciare gli attributi del povero toro, 


compiendo una rotazione completa ad occhi chiusi,  usanza che è attiva ancora oggi, tanto che nella zona si è venuto a formare un buco. 

Nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1943, i bombardamenti hanno colpito Milano duramente, più di 1200 bombe, molte incendiarie sganciate in sei ondate successive hanno sbriciolato il centro della città, un'ala del Palazzo Reale in fiamme, il Duomo, Palazzo Marino, la Rinascente,brucia l'arcivescovado, viene colpita Santa Maria delle Grazie, il Cenacolo Vinciano si salva grazie a dei sacchi di sabbia, la struttura della galleria completamente divelta, il cielo di vetro completamente infranto, i bei pavimenti di marmo distrutti, squarciati.


Con la liberazione il 26 aprile 1945, la priorità assoluta è ricostruire. Dieci anni dopo il 7 dicembre 1955, in occasione della festa di Sant'Ambrogio, si inaugura la nuova galleria.

La galleria è così,..... democratica se ci si limita al passaggio, decisamente snob se si vuol sostare...una tradizione, forse l'unica rimasta e dura a morire.

4 commenti:

  1. Un servizio prezioso, Enrica. Mi sono scoperto, come sempre facevo quando ero solito andare a Milano, col naso in su e gli occhi meravigliati. Eh sì, Milàn l'è un gran Milàn. Grazie, Enrica, con te è sempre bello imparare.

    RispondiElimina
  2. grazie Lorenzo mi fa piacere ti sia piaciuto

    RispondiElimina
  3. Buongiorno Enrica, tengo controllato il tuo blog, ma mi rendo conto che passa qualche giorno da uno scritto all'altro, mi preoccupo, perché mi piace molto leggere i tuoi scritti, oggi ho girato con il naso all'insù ho ammirato insieme a te i bei mosaici, ma non ho voluto calpestare gli attributi del toro, poveretto, ho sentito su di me, attraverso te un po di arroganza meneghina, quella me la ricordo , quando dalla Sicilia, sono salito a Milano dopo aver fatto il concorso alle poste, ora sono vecchio, e certe stupidaggini scivolano via ma a quei tempi, in gioventù, mi facevano male, acqua passata, aspetto ancora i tuoi scritti

    RispondiElimina
  4. Vero Enrica,,la galleria è il salotto di Milano,,quando lavoravo ci passavo dentro due volte al giorno sempre di corsa e non vedevo le bellezze che tu oggi hai descritto sapientamente,,,ti ringrazio per queesta perla che hai saputo mettere in vetrina ,,,un caro abbraccio elisabetta,,,,,,

    RispondiElimina