il filo dei ricordi-racconti

giovedì 5 ottobre 2023

Il Castello di Masino

 IL CASTELLO E IL PARCO DI MASINO



Raccontare di questo luogo di fiaba, è quasi impossibile,  affacciato sull’ ampia pianura del Canavese, non lontano da Ivrea, e immerso in un grande antico parco, il castello di Masino è stato abitato ininterrottamente dai Conti Valperga per dieci secoli.
Si respira un’aria da fiaba mentre  si visitano le sue sale, con le ricche decorazioni. Tutto testimonia, dagli arredi, agli affreschi, la cultura e il gusto, della nobiltà del passato.




Dal monumentale bastione, di fronte al castello è possibile sporgersi, appoggiandosi ad una balaustra, fatta costruire in pietra nel millesettecento, e ci si  ritrova affacciati su un enorme balcone,  che ci permette di allargare lo sguardo, su tutta la pianura del Canavese,  ed osservare in lontananza, la serra morenica di Ivrea, mentre le Alpi sullo sfondo, fanno da cortina protettiva.


In origine la fortezza fu edificata per proteggere la pianura dalle incursioni.
Le origini della famiglia Valperga, risalgono all’anno 1000, uno dei più grandi casati piemontesi, il capostipite, Arduino d’Ivrea, era condottiero, Re d’Italia, a cavallo dell’anno mille, era una figura di aristocratico italiano che si oppose al papa e all’ imperatore, e riposa oggi, non certo a caso, nella cappella del castello.



Trasformato nel corso dei secoli,  da maniero a grande dimora signorile, è oggi mantenuto e protetto dal FAI, fondo ambiente italiano, che lo gestisce dal 1988.




Dell’antico maniero medioevale, si possono notare poche cose ad eccezione dei bastioni e dei contrafforti di difesa. La funzione difensiva e militare,  venne sostituita  inizialmente dalla solidità e dalla praticità , che col passare del tempo ingentilita dalle ambizioni dei nobili  della famiglia, divennero lusso ed eleganza.



venerdì 11 agosto 2023

i tre moschettieri della pubblicità


 

I tre moschettieri della pubblicità

Non mi sono mai interessata alla pubblicità, poi capita che per un incidente casalingo sei limitata negli spostamenti, e quindi decidi di fare una passeggiata in città, e ti trovi davanti ad un museo che non hai mai trovato il tempo di visitare, ed è veramente una sorpresa, il Museo della Civiltà istriana fiumana e dalmata, mi ha offerto di visitare una mostra dedicata alla pubblicità.

Un video illustrativo mi ha consentito di capire, i percorsi di tre illustratori, che per tanti anni con il disegno e la creatività, portavano nelle nostre case in seguito ai prodotti acquistati, con la televisione, sui cartelloni nelle nostre strade il risultato artistico e creativo del loro lavoro.





Dalla matita ai pennarelli, all'acrilico, all'aerografo, fino al computer, questo è stato il percorso che hanno dovuto seguire, e infine arrendersi al digitale. Col digitale purtroppo la creatività ha perso vivacità, lucentezza, è mortificata.



Venivano definiti i " I tre moschettieri", tre illustratori cartacei, diversi nello stile, ma inconfondibili, Giampaolo Amstici, triestino, Giuliano Bartoli nativo dell'Isola d'Istria, Tomislav Spikic nato a Zagabria da madre triestina, hanno lavorato al servizio delle più importanti agenzie pubblicitarie, reclamizzando famosi marchi, l'uso del computer, non faceva parte del loro modo di creare (a parte Bartoli e la sua Patner Patrizia Elli).

Raggiunsero la massima realizzazione in campo pubblicitario dal 1975 1990 circa i loro disegni, sono la testimonianza di quanto fosse ricca, felice e sopratutto libera la loro 'inventiva' malgrado le richieste molto spesso rigide e condizionate dai clienti e dalle necessità di marketing.





Erano rivali, forse qualcuno li potrebbe definire così, in realtà erano amici e colleghi, molto spesso si sono ispirati, a fonti comuni, una fonte da cui tutti prendevano ispirazione era il genere fantasy, anche un po' di surrealismo con un pizzico di humour, e per Spikic bastava una spruzzata di candida naïveté mentre Amstici preferiva la grafica "made in Usa" di Norman Rockwell.











In realtà erano pittori, e così si sono sentiti, sempre fino in fondo.

Amstici, era riconosciuto in ambito pubblicitario in tutto il mondo, una delle sue immagini più conosciute è rappresentata dal tonno Nostromo, un esperto lupo di mare barbuto. Nella vita reale, però manteneva un profilo riservato, molto spesso non veniva riconosciuto, per la città di Trieste ha eseguito il manifesto ufficiale della "Barcolana" dell'anno 2013, considerato da molti esperti come la migliore opera della storia della competizione velica che si svolge nel mare Mediterraneo.






Amstici è deceduto nell'anno 2014 in questa mostra è possibile ammirare diverse opere raffiguranti la serie di nuvole, che amava dipingere dopo aver lasciato il mondo della pubblicità




 Tomislav Spikic, si è ritirato in un paese della bella Toscana oggi dipinge per il proprio piacere ritratti, e suggestive scene di gruppo.












Spikic è l'uomo del carosello, di Susanna tutta panna per Invernizzi,




di olivella e Mariarosa per la Bertolli,


è tanto altro, Illustratore, pittore, creatore e animatori di personaggi del cinema d’animazione, scenografo, è un grande eppure oggi la sua quotidianità è fatta di cose semplici.



Giuliano Bartoli




dopo aver frequentato diversi corsi artistici e di scenografia, studia pittura all'Accademia di Brera, molte le sue opere presentate in diverse gallerie, molte le mostre personali e collettive ha collaborato come direttore artistico per agenzie pubblicitarie nel 1976 insieme a Patrizia Elli apre uno studio di illustrazione e creatività offrendo un catalogo molto vario diretto non solo alle agenzie pubblicitarie ma anche a case di produzione cinematografiche case editrici




DAVID BOWIE


Le sue opere spaziano dalle buste della Valle degli Orti, Lever, De Agostini, Editrice Giochi, Ferrero.,La Gazzetta dello Sport, la Rai.
Nel 1979 insieme ad altri fonda l'Associazione Illustratori attualmente è uno dei componenti del Direttivo e referente per le mostre, i progetti e gli eventi speciali. Tiene corsi di formazione sulla comunicazione e sulla creatività presso aziende e scuole. È titolare del Corso di illustrazione e progettazione dell’Accademia di Comunicazione di Milano.











lunedì 8 maggio 2023


 


Il Forte di Fenestrelle


Il Forte di Fenestrelle è una fortezza strepitosa,
una meraviglia nelle montagne piemontesi, un capolavoro dell’ingegneria tecnica e militare del tempo.
Un luogo unico nel suo genere e ricco di storia, mentre si sale sulla strada è già possibile vederne l’imponenza, ma avvicinandosi sono le dimensioni che colpiscono il visitatore, eppure dall’esterno ancora, non si ha la visione completa di quanto sia gigantesca questa struttura.



Questa zona geografica era contesa tra Francia a Italia, nel 1713, la Val di Susa e la Val Chisone passano sotto il dominio dei Savoia 
Il Re Vittorio Amedeo II di Savoia,  chiese all’Ingegner Ignazio Bertola un progetto affinché si riuscisse a impedire l’accesso agli invasori stranieri, la sua funzione era di proteggere i confini della Valle del Chisone, anche se il forte non fu mai coinvolto in fatti importanti d’ armi.
Il Forte di Fenestrelle è la più grande struttura fortificata d’Europa, mantiene ancora la struttura originaria, è la più estesa costruzione in muratura dopo la Muraglia cinese.





I lavori iniziarono nel 1728 sotto la direzione dell’Ingegner Ignazio Bertola continuarono per oltre un secolo e l’ultimo cantiere terminò nel 1850.
Durante il periodo di piena costruzione vi lavoravano circa 4000 persone.
Copre una superficie di 1.350.000 mq e una lunghezza di 3 Km distribuita su 650 m di dislivello, si tratta di una poderosa fortificazione settecentesca, con adattamenti ottocenteschi, il forte è immenso, una città vera e propria a sviluppata verticalmente.
È sulla piazza d’armi del Forte San Carlo, 



che si affacciano tutti gli edifici più rappresentativi dell’intero complesso difensivo: il palazzo del governatore, il padiglione degli ufficiali e la chiesa; 


Tutte le strutture sono collegate tra di loro attraverso percorsi sia interni sia esterni, ma soprattutto attraverso la nota “scala coperta”, un’opera che si distingue per la sua unicità: 4000 scalini, protetti da mura spesse due metri, s’inerpicano sul pendio della montagna, come una lunga galleria che si snoda ininterrottamente per più di due chilometri.


All’interno del Forte San Carlo si trovano anche tre quartieri militari, la polveriera di Sant’Ignazio, i risalti, la porta reale e numerosi altri fabbricati utilizzati come depositi, laboratori, infermeria e corpi di guardia.



Fenestrelle mantenne la sua funzione di sentinella e di difesa ma essendo un presidio militare svolse anche il compito di prigione di Stato.



C’erano stanze nei palazzi adibite a prigioni per uomini che rappresentavano posizioni di prestigio, il cardinale Bartolomeo Pacca, separato da Papa Pio VII, fu tenuto qui prigioniero dell'esercito di Napoleone dall'agosto 1809 al gennaio 1813.
La prigionia del cardinale non era particolarmente dura aveva comunque diritto ad una camera e ad un servo che lo accudisse.


Mentre negli stanzoni delle caserme, venivano rinchiusi i detenuti comuni, oppure i militari che avevano compiuto gravi trasgressioni, le prigioni di questi ultimi, erano luoghi umidi e maleodoranti, con giacigli di paglia, i prigionieri venivano legati gli uni agli altri con cavigliere in ferro, a cui venivano fissate catene molto corte, molti morivano di scorbuto causato dalla mancanza di una buona alimentazione, o dalle infezioni, cancrene causate proprio dalle cavigliere, anche un migliaio di soldati del Regno delle due Sicilie furono rinchiusi per circa un mese prima di essere inseriti nel nuovo Esercito Italiano.


Il Forte di Fenestrelle, venne abbandonato dopo la Seconda Guerra mondiale, l’incuria e la vegetazione spontanea  lo stava trasformando in un rudere, dal 1990 grazie ai volontari dell’Associazione progetto San Carlo, dopo i lavori di bonifica dalla vegetazione, i recuperi di alcuni materiali, e lo sgombero delle macerie, i volontari si attivarono nella ricerca di fondi, iniziarono le prime visite guidate, i primi interventi di restauro. Il Forte di Fenestrelle ha ricominciato a vivere, oggi è un complesso monumentale aperto al pubblico, grazie al buon lavoro svolto sono diversi enti pubblici e privati che collaborano al fine di poter intervenire nel restauro delle parti ancora mancanti, (come l’ospedale militare).



Il Forte da alcuni anni ed è diventato un luogo d’interesse per turisti, ma soprattutto per studiosi che attraverso le mura vogliono approfondire e scoprire la storia di questo luogo.
Ringraziamo di cuore la nostra guida Mario Reviglio, un signore di 76 anni che si saliva quegli scalini come un giovanotto, era un piacere ascoltare tutte le nozioni che ci dava.
Ci sono tre possibilità di visita guidata:
La “Passeggiata Reale” (7 ore), il “Viaggio affascinante dentro le mura” (3 ore), la “Visita breve” di una ora.


lunedì 1 maggio 2023

Il museo Revoltella

 



Il museo Revoltella



Pasquale Revoltella, nato a Venezia nel 1795 giunse a Trieste a soli 2 anni, quando la madre rimase vedova, gli inizi non furono facili nella nuova città, iniziò a lavorare giovanissimo presso l’impresa del console svizzero in Trieste Teodoro Neker, dopo diversi anni di pratica, avviò una propria attività di importazione di legnami e granaglie, riuscì ad affermarsi molto rapidamente. Era un uomo che vedeva molto lontano fu uno dei primi azionisti delle Assicurazioni Generali, fondate nel 1831 insieme ad altri illuminati imprenditori in Trieste Pietro e Giovanni Sartorio. 


Grazie alle capacità imprenditoriali che aveva innate e ad alcune amicizie influenti, tra cui quella che lo legava al barone Carlo Ludovico de Bruck, uno dei fondatori del Lloyd,nel 1833 entrò subito nel consiglio d’amministrazione del Lioyd Austriaco, la maggiore impresa armatoriale di Trieste, che ebbe una grande influenza sui commerci e per le industrie triestine e non solo, grandi velieri navigavano 


portando quantità di granaglie dall’Oriente e dal Mar Nero, prodotti di vario genere dalla Siria, e dall’Egitto, mentre dall’Inghilterra trasportavano carbone e ferro. Gli scambi commerciali si rafforzarono tra il Nord America e tutta l’Europa, venivano commercializzati grano, cotone e petrolio, mentre con il Sud-America le farine ed il vino.

Pasquale Revoltella fu sicuramente un personaggio importante, un rappresentante della città di Trieste imperiale, molto attaccato alla sua città d’adozione, Pasquale Revoltella investì molte risorse finanziarie personali, in iniziative filantropiche ed educative: nel 1850 fondò la scuola di disegno, nel 1853 donò un altare alla Chiesa di S. Maria Maggiore, nel 1857 promosse la costruzione del “Ferdinandeo”(edificio monumentale dedicato all’arciduca fratello dell’imperatore),



la costruzione del Teatro Armonia (demolito nel 1912, di cui rimangono solo foto e alcuni disegni).



Negli stessi anni – tra il 1854 e il 1858 – costruì per sè due nuove residenze, un sontuoso palazzo in città, un’elegante residenza urbana in stile rinascimentale, su progetto del berlinese F. Hitzig, allievo di Schinkel, e uno chalet, di impronta svizzera (che avrebbe bisogno di interventi di ristrutturazione) sulla collina detta “del cacciatore”.


Il suo massimo impegno, fu nel sostenere l’apertura del canale di Suez, un progetto importantissimo per lo sviluppo dell’economia triestina basata sui traffici marittimi, tanto che il Governo austriaco lo nominò, ufficiale del governo e Vice Presidente della Compagnia Universale del Canale di Suez.

Poteva sembrare quasi un azzardo realizzare un progetto così ambizioso, il barone Revoltella si recò a Parigi, incontrò il diplomatico e imprenditore, ed esecutore del canale di Suez Ferdinand De Lesseps, offrì la massima disponibilità della città e l’impegno dei più importanti imprenditori a sostenere l’opera, nei primi mesi del 1859 Lesseps, proprio nei saloni del nuovo Palazzo Revoltella incontrò i massimi esponenti politici e imprenditoriali della città di Trieste

Nel 1861, partendo da Trieste a bordo del Piroscafo Nettuno 



Pasquale Revoltella andò personalmente in Egitto, per visitare la zona dove si svolsero i lavori, durante questo viaggio scrisse un diario, ancora oggi conservato nella sua biblioteca all’interno del museo.

Continuò ad attivarsi per il progetto del canale di Suez,pubblicò uno studio intitolato “ La Comparazione dell’Austria nel commercio mondiale. L’impegno e i progetti di questo Signore, hanno permesso di cambiare il destino di tutti i commerci, il sogno era di vedere la propria città divenire il fulcro della centralità degli scambi commerciali tra l’Europa ed il mondo.

Nel 1867,l’Impero Austriaco gli conferì il titolo di Barone.

Negli ultimi anni della sa vita si dedicò a concludere i lavori della sua residenza “Il Cacciatore” dove venne eretta anche una piccola chiesa dedicata a San Pasquale qui riposano le sue spoglie e quelle della madre.


Non essendosi mai sposato, aveva accumulato enormi ricchezze, che alla sua morte l’8 settembre 1869, ha lasciato quasi interamente alla città di Trieste.

Ho visitato più volte il Museo Revoltella, un edificio sontuoso, lo scalone elicoidale che collega i tre piani,



 conserva gli arredi e le decorazioni originali
pavimenti intarsiati, soffitti dipinti, rivestimenti in stucco, oltre ad una cospicua collezione d'arte, gruppi marmorei dei Magni, una delle opere commissionate a Pietro Magni e che fu inaugurata nel 1863, si intitola: “il taglio dell’Istmo di Suez” che rappresenta un incontro: in mezzo vi è l’Europa che tende la mano destra al Mar Rosso e la mano sinistra al Mar Mediterraneo, mentre al cento Mercurio, che rappresenta i traffici, il commercio e il profitto, mostra la strada alla Navigazione, rappresentata da una bellissima giovane con il remo, scene storiche, paesaggi e ritratti della prima metà dell'Ottocento.


 C’è inoltre un fatto curioso: il barone, amava osservare quello che gli succedeva intorno, penso
lo facesse anche per controllare se i suoi collaboratori lavoravano, infatti, agli angoli vicino alle finestre di ogni piano vi è un innocente rettangolo, dal quale, attraverso un sistema di specchi poteva controllare, non visto, ciò che accadeva all’esterno.

E molto bello passare da una stanza all’altra un viaggio nella storia fino ai giorni nostri, diversi piani di esposizione che non stancano mai di essere ammirati.

Il Barone Revoltella lascia disposizioni testamentarie precise.

Nel 1907 il comune decise di ampliare il polo espositivo acquistando palazzo Brunner, che oggi espone tutte le opere acquisite dopo la morte del Barone , mentre nel Palazzo Revoltella vengono esposte tutte le opere che formano la collezione del fondatore.




venerdì 6 maggio 2022

 

La Pinacoteca Ambrosiana di Milano





Lunedì di Pasqua 2022, le idee sono tante, Milano offre veramente molto, decido però di vistare un museo permanente,  da tempo dicevo di volerci andare ma per un motivo od un’ altro poi non  riuscivo.
Collocato a pochi passi dal Duomo, la Pinacoteca Ambrosiana è, a mio avviso, il più bel museo tra i musei pubblici di Milano. La prenotazione on line, è stata agevole giunti alla reception un addetto mi accoglieva e gentilmente mi forniva anche un tablet ( il prezzo è escluso dal biglietto) e mi ritirava lo zaino.
Essendo un museo permanente, poco pubblicizzato, si tende a dare per scontato questo luogo, pensando: “Tanto c’è sempre”.
La Pinacoteca Ambrosiana è il frutto delle iniziative volute dal Cardinale Federico Borromeo.
Nella Pinacoteca Ambrosiana è possibile ammirare dipinti del periodo rinascimentale , del 17 ° secolo e 18 ° secolo, come Giadomenico Tiepolo e Francesco Londonio e dipinti del 19 ° e 20 ° secolo, come Francesco Hayez.
Fondata nel 1618, quando il cardinale Federico Borromeo donò la sua collezione di dipinti, statue, disegni alla Biblioteca Ambrosiana, vicino alla Pinacoteca, e al suo interno si possono trovare 24 camere che ospitano molti capolavori importanti di artisti famosi come Leonardo Da Vinci, Caravaggio, Raffaello, Botticelli e molti altri
Il Cardinale Federico Borromeo,




 subì fin dalla tenera età l’influenza del cugino Cardinale Carlo Borromeo, che era la sua guida spirituale, iniziò i propri studi proprio a Milano, successivamente si trasferì a Bologna dove continuò gli Studi Umanistici presso l’università, venne poi indirizzato presso gli Studi Clericali Diocesani. Indossato l’abito clericale, si trasferì all’Università Pavia per completare gli studi teologici, nel 1582 fondò l’Accademia degli accurati dove venne fatto principe, nel 1585 ottenne la laurea in teologia e venne inviato a Roma, dove continuò i propri studi classici, interessandosi in modo particolare sulle antichità romane, venendo così in contatto con esponenti dalla cultura elevata e preparati in più discipline della storia antica e artistica. Come era prevedibile ebbe una carriera ecclesiastica importante, a soli 23 anni nel 1587 divenne cardinale, nel periodo romano portò a termine con notevoli meriti ruoli e incarichi importanti partecipò a più conclavi per l’elezione dei papi, e a soli 31 anni divenne arcivescovo di Milano…
Giunto nella città, seguì l’esempio del cugino Carlo Borromeo che aveva notevolmente disciplinato il clero, costruendo chiese scuole, collegi, ospedali a proprie spese.



Federico Borromeo indirizzò le proprie risorse agli studi, ad una istituzione culturale a livello artistico, letterario e scientifico di notevole importanza, ma soprattutto gratuito. Iniziò a dare vita alla nuova biblioteca Ambrosiana, nel 1603 iniziarono i lavori per edificare la struttura nel frattempo mandò emissari in tutta Europa affinché portassero a Milano, manoscritti, libri, e cimeli  importanti. Nel 1607 inaugurò la Veneranda Biblioteca, nel 1611 aggiunse due saloni per ospitare l’Accademia di belle arti e le opere d’arte in gran parte da lui collezionate, nel 1617 venne inaugurato l’intero stabile.
L’8 dicembre 1609 la biblioteca ambrosiana apriva i battenti al pubblico, conteneva 30.000 stampati e 8000 manoscritti acquistati in ogni parte del mondo, da terre lontane come Cina, Russia e Arabia, Giappone e India, una delle biblioteche più preziose della cultura, della storia e delle scienze da oriente ad occidente.;
Nel corso dei secoli, la Pinacoteca Ambrosiana, ha subito le spogliazioni da parte della dominazione Napoleonica, i francesi volevano a tutti i costi riempire il Musée Napoleon, oggi conosciuto come il Louvre, avevano una venerazione per Leonardo da Vinci, venuti a conoscenza che la pinacoteca custodiva la testa della vergine la prelevarono e la spedirono verso Parigi ma fu persa durane il tragitto.
Furono diverse opere trafugate dai francesi, in particolare vi erano delle opere fiamminghe di notevole e raffinata fattura che lo stesso cardinale aveva commissionato a Jan Bruegel il vecchio, denominate “L’aria e la Terra” che si trovano tutt’ora al Louvre, insieme alla Vergine di Pieter Paul Rubens, e alla Vergine e i tre santi di Lucas van Leiden.
Altre opere sottratte non raggiunsero mai la Francia, vennero perse o distrutte durante il viaggio. Poche opere furono restituite grazie all’intervento di Antonio Canova.
Nel 1618 Federico donò all’Ambrosiana la sua raccolta di opere e disegni, dando il via al primo nucleo di opere di importante valore della Pinacoteca, Caravaggio, Raffaello, Leonardo Tiziano, il mio tanto amato Bernardino Luini, fondando così nel 1620 anche l’Accademia di disegno scultura e pittura che iniziò con nove studenti, oggi l’Accademia conta 24 sale e ci consente di ammirare 300 opere dei massimi artisti:
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Ho iniziato così la mia visita, e con mio grande grandissimo stupore nella prima sala, mi sono trovata subito davanti la sacra famiglia con Sant’Anna e san Giovanni di Bernardino Luini,



 “ Gesù bambino e l’agnello”, "La madonna del latte "
sempre del Luini"




 mi ha colpito molto la Maddalena di Tiziano Vecellio,



 L’Adorazione dei magi  sempre di Tiziano Vecellio,




 la Canestra di frutta del Caravaggio, tanto bella da sembrare vera, le foglie dell’uva che si accartocciano, la frutta fresca vicino a quella che si sta bacando danno un senso reale della vita e del tempo che passa.



 Il tablet mi evidenzia i particolari di alcune opere, è di grandissimo aiuto nella descrizione evidenziando i particolari più importanti, riclicco ancora, e riascolto arrivo davanti alla Madonna delle Torri del Bramantino, è troppo bella, non ricordo la datazione del quadro, probabilmente intorno al 1500, ma ricordo molto bene che oltre alla madonna seduta sul trono con in braccio il bambino ci sono al suo fianco Sant’Ambrogio che ha sconfitto il proprio nemico Ario con le fattezze di uomo, dall’altro lato San Michele Arcangelo che ha sconfitto un demone con le gambe a forma di rospo..



Simboleggiano la vittoria sul male, in questo tempo di guerra, ci vorrebbe qualche Santo, martire o meno, che avesse la forza di sconfiggere il male fermando questa guerra maledetta…
La sala della Vetrata dantesca dalle cui finestre si può vedere la sottostante biblioteca
Il cartone preparatorio della scuola di Atene di Raffaello,



 la ciocca di capelli biondi di Lucrezia Borgia, i guanti di Napoleone, solo per citarne qualcuno.
Il vaso di fiori e di conchiglie di Jan Bruegel il vecchio, un’opera notevole e raffinata, molto bella anche l’allegoria del fuoco.




Nella Sala dell’Esedra, con un mosaico di grandi dimensioni,


 viene rappresentata esattamente la miniatura che Petrarca commissionò a Francesco Martini, come tavola di apertura dei manoscritti di Virgilio, per il Petrarca il manoscritto aveva un valore inestimabile e fungeva anche da diario personale, tanto che aveva annotato nella prima pagina l’evento tragico della morte di Laura. Il mosaico venne fatto eseguire nel 1930/31 in occasione del bimillenario della morte di Virgilio, per consentire ai visitatori di poterla conoscere. Il manoscritto di Virgilio alla Biblioteca Ambrosiana è uno dei cimeli più importanti. Ora sono davanti all’opera di Fede Galizia con il ritratto di Paolo Morigia, 


poi Giuditta e Oloferne di Giuseppe Vermiglio
Giungo alla sala dove il busto di Antonio Canova osserva quello di Bertel Thorvaldsen,… Mentre Francesco Hayez è presente con quattro ritratti della famiglia Vincenzo Negroni Prati Morosini, c’è poi un bellissimo acquarello, che rappresenta una riproduzione del bacio, molto fedele all’opera originale, e firmato dallo stesso Hayez, solamente lo sfondo è stato modificato, è sicuramente un dono che l’artista ha voluto fare ad un’amica cara, nel caso specifico la Signora Giuseppina Negroni Prati.



In questa stessa sala troviamo tante monete, in oro, argento, che fanno parte della collezione numismatica. L’Ambrosiana, possiede una pregevole collezione di medaglie e di monete, antiche e moderne: oltre ventimila unità, con coni che vanno dalla Magna Grecia all’età romana repubblicana e imperiale, dal medioevo all’epoca barocca , con un’ampia documentazione delle zecche lombarde, fino ai nostri giorni con le collezioni uniche di Giuseppe Vismara e Lodovico Pogliaghi. Mi piacciono molto anche le opere di Mosè Bianchi che sono accostate a quelle di Emilio Longoni,


scendendo un bellissimo scalone si giunge all’Aula Leonardi, ed è un vero piacere ammirare il Musico di Leonardo da Vinci, altri dipinti di scuola leonardesca e diverse copie di opere di Leonardo da Vinci. Merita l’affresco dell’incoronazione di spine eseguito da Bernardino Luini…. 



E poi
il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, costituito da 1.119 fogli risalenti a un periodo che va dal 1478 al 1519 di soggetti diversi, schizzi, disegni preparatori per dipinti, ricerche in matematica, ottica e astronomia, ricette e meditazioni filosofiche, anche diversi progetti curiosi di macchine da guerra, pompe idrauliche e paracadute. Nel 1796 la collezione fu spostata a Parigi come conseguenza della conquista di Milano da parte di Napoleone e fu trasferita al museo del Louvre, dove rimase per 17 anni.
Con il Congresso di Vienna si decise che la collezione dovesse tornare nel luogo originale. All’interno della Biblioteca Ambrosiana si trovano più di un milione di libri antichi